sábado, 14 de janeiro de 2012

Study Shows Our Galaxy Has at Least 100 Billion Planets

This artist's illustration gives an impression of how common planets are around the stars in the Milky Way galaxy. Image credit: NASA/ESA/ESO › Full image and caption

Our Milky Way galaxy contains a minimum of 100 billion planets, according to a detailed statistical study based on the detection of three planets located outside our solar system, called exoplanets.

The discovery, to be reported in the January 12 issue of Nature, was made by an international team of astronomers, including co-author Stephen Kane of NASA's Exoplanet Science Institute at the California Institute of Technology in Pasadena, Calif.
The survey results show that our galaxy contains, on average, a minimum of one planet for every star. This means that it's likely there is a minimum of 1,500 planets within just 50 light-years of Earth.

The study is based on observations taken over six years by the PLANET (Probing Lensing Anomalies NETwork) collaboration, using a technique called microlensing to survey the galaxy for planets. In this technique, one star acts like a magnifying lens to brighten the light from a background star. If planets are orbiting the foreground star, the background star's light will further brighten, revealing the presence of a planet that is otherwise too faint to be seen.
The study also concludes that there are far more Earth-sized planets than bloated Jupiter-sized worlds. A rough estimate from this survey would point to the existence of more than 10 billion terrestrial planets across our galaxy.

"Results from the three main techniques of planet detection, including microlensing, are rapidly converging to a common result: Not only are planets common in the galaxy, but there are more small planets than large ones," said Stephen Kane, a co-author from NASA's Exoplanet Science Institute at Caltech. "This is encouraging news for investigations into habitable planets."
NASA's Exoplanet Science Institute at Caltech is the science operations and analysis center for NASA's Exoplanet Exploration Program, managed by the Jet Propulsion Laboratory, Pasadena, Calif., for NASA. More information is at http://nexsci.caltech.edu and http://planetquest.jpl.nasa.gov .


Whitney Clavin 818-354-4673
Jet Propulsion Laboratory, Pasadena, Calif.
whitney.clavin@jpl.nasa.gov

Le ‘strane coppie’ stellari più comuni del previsto

Rappresentazione artistica di una ‘strana coppia’ formata da un buco nero e una stella (fonte: NASA E/PO, Sonoma State University, Aurore Simonnet)
Le ''strane coppie'' cosmiche, nelle quali giovani stelle sono accompagnate da una stella di neutroni o da un buco nero, potrebbero essere meno rare di quanto si immagini. Lo dimostra uno studio pubblicato su Science e basato sui dati forniti dal telecopio spaziale Fermi della Nasa, una missione alla quale l'Italia partecipa con Agenzia spaziale Italiana (Asi), Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn).

L'occhio del satellite che ha rivelato questo aspetto inedito dell'universo si chiama Lat (Large Area Telescope) e parla italiano. Grazie ad esso si e' scoperto che molte sorgenti di raggi gamma nel cosmo potrebbero anche essere sistemi binari di stelle di neutroni e buchi neri, anche se non emettono raggi X. Finora, infatti, sistemi binari di questo tipo erano stati individuati dalla doppia emissione di raggi gamma e X. Nella ricerca l'Italia ha svolto un ruolo di primo piano con lo Science Data Center dell'Asi a Frascati (Roma), le sezioni dell'Inaf di Milano e Bologna, le sezioni dell'Infn presso le universita' di Perugia, Pisa, Trieste, Padova e Tor Vergata, lo Iuss di Pavia, il Politecnico di Bari, Consorzio Interuniversitario di Fisica Spaziale di Torino.

 I ricercatori hanno individuato un sistema binario che emette raggi gamma, chiamato 1FGL J1018.6-5856 e mai riconosciuto finora come fonte di raggi X. Solo successive analisi hanno permesso di identificare emissioni di raggi X provenienti da questa sorgente di raggi gamma.

Secondo gli esperti la stella della coppia e' una giovane stella di classe O, estremamente calda e luminosa. ''E' il terzo sistema di questo tipo che conosciamo'', ha osservato Patrizia Caraveo, responsabile per l'Inaf dello sfruttamento scientifico dei dati di Fermi. E la sua scoperta, ha sottolineato, e' una prova dei passi da gigante fatti dall'astrofisica negli ultimi anni: ''basti pensare che la prima volta che abbiamo osservato un sistema binario di questo tipo, alla fine degli anni '70, abbiamo impiagato circa 30 anni per comprendere la sua natura. Adesso e' stato sufficiente un anno per identificare la natura della sorgente 1FGL J1018.6-5856''.

Considerando l'insieme delle sorgenti di raggi gamma finora note, ha detto ancora Caraveo, ''la parte piu' cospicua spetta ai nuclei galattici attivi,

che rappresentano oltre la meta' delle 1.800 sorgenti rivelate nei dati della missione Fermi''. Subito dopo, ''anche se con grande distacco numerico, troviamo le pulsar, che hanno recentemente raggiunto quota 100. Fanalino di coda dal punto di vista numerico sono le sorgenti gamma associate a sistemi binari: queste si contano sulla punta delle dita di una mano, ma sono tutte molto interessanti''.

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Premio 'Bruno Rossi' al satellite italiano Agile


La Nebulosa del Granchio, per le cui osservazioni è stato premiato il satellite Agile
 (fonte: NASA)
 
Il satellite italiano Agile si è aggiudicato il riconoscimento internazionale più ambito nel campo dell'astrofisica delle alte energie, il premio Bruno Rossi, assegnato ogni anno dall'American Astronomical Society.

Intitolato al padre della fisica dei raggi cosmici, l'italiano Bruno Rossi, il riconoscimento è stato consegnato dal gruppo di ricerca coordinato da Marco Tavani, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf). Vero e proprio gioiello per lo studio dei fenomeni più violenti che avvengono nell'universo, Agile (Astrorivelatore Gamma a Immagini Leggero) è nato dalla collaborazione fra Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Inaf e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare(Infn).

Agile, si legge nella motivazione, è stato premiato per la scoperta dell'emissione di lampi gamma dalla Nebulosa del Granchio. Grande soddisfazione della squadra italiana: per Tavani un satellite cosiddetto ''piccolo'', come Agile, ha dimostrato di poter competere con i grandi.

Per il presidente dell'Inaf, Giovanni Bignami, Agile è ''l'immagine dell'Italia migliore'' e ''un condensato di altissima tecnologia ed eleganza al tempo stesso: realizzato con finanziamenti minimi e massimo ingegno, ha funzionato fin da subito in modo egregio''.

Soddisfatto del riconoscimento anche il responsabile della missione per l'Infn, Guido Barbiellini, per il quale ''Agile è un magnifico esempio di collaborazione tra varie enti e agenzie di ricerca italiani. L'Infn, da parte sua, è orgoglioso di aver realizzato il tracker in silicio che si è rivelato l'elemento decisivo per determinare la direzione da cui provengono i raggi gamma osservati dal satellite. Ovviamente anche nel caso della Nebulosa del Granchio''.

''Il premio di oggi ci inorgoglisce - ha detto il presidente dell'Asi, Enrico Saggese - soprattutto perché è il quarto che l'Asi riceve per il suo Asdc (Asi Science Data Center)'' Per l'Asi, ha proseguito Saggese, la missione Agile rappresenta ''un importante programma scientifico di riferimento e in questi anni di vita operativa ha fornito spesso rilevanti e inattese sorprese, che sono certo continueranno grazie al prolungamento della sua vita operativa''. Nelle attività operative di Agile, ha concluso, ''è coinvolta anche la nostra Base di Malindi, in Kenya, in quanto unica stazione di Terra per il controllo del satellite in orbita e per la raccolta dei dati”.

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Scoperto il piu' piccolo sistema solare


Rappresentazione artistica del più piccolo sistema planetario mai scoperto
(fonte: NASA/JPL-Caltech)
E' stato scoperto il piu' piccolo sistema planetario finora conosciuto. E' composto da tre pianeti, i piu' piccoli tra quelli noti al di fuori del nostro Sistema solare, che ruotano intorno a una stella nana rossa chiamata KOI-96,1 che ha un diametro pari a un sesto del nostro Sole. E' riuscito a trovarlo il cacciatore di pianeti della Nasa, il telescopio spaziale Kepler.

''Si tratta del sistema solare piu' piccolo che sia stato trovato finora'', spiega John Johnson, responsabile scientifico della ricerca dell'Istituto per gli esopianeti al California Institute of Technology di Pasadena. ''E' piu' simile in scala al sistema di Giove, con le sue lune, che ad ogni altro sistema planetario - aggiunge - e la sua scoperta e' una prova ulteriore della varieta' di sistemi planetari presente nella nostra galassia''.

I tre pianeti extrasolari sono stati battezzati KOI-961.01, 02 e 03, e le loro dimensioni sono piuttosto ridotte, pari a 0,78, 0,73 e 0,57 volte il raggio terrestre. Per averne un'idea, il piu' piccolo e' piu' o meno della stessa taglia di Marte.

Sono pianeti rocciosi come la Terra, e questa caratteristica li rende piuttosto rari visto che ad oggi, tra i 700 pianeti extrasolari identificati, sono solo una manciata quelli rocciosi. ''Gli astronomi hanno appena cominciato a confermare lo status di pianeta delle migliaia di candidati scoperti finora da Kepler'', commenta Doug Hudgins, che lavora al programma Kepler proprio nel quartier generale della Nasa a Washington. ''E' fantastico - osserva - trovarne uno piccolo quanto Marte, e questo ci suggerisce che ci potrebbe essere una grande quantita' di pianeti rocciosi intorno a noi''.

Rimarra' forse deluso chi spera di trovare tracce di vita in questo Sistema solare in miniatura: secondo gli esperti della Nasa i tre pianeti orbitano piuttosto vicini alla loro stella (impiegano meno di due giorni per girarle attorno), e questo li renderebbe troppo caldi per ospitare la vita.

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