terça-feira, 22 de outubro de 2013

Dal 2018 satelliti europei a propulsione elettrica

L'Esa punta sui satelliti per telecomunicazioni a propulsione elettrica (fonte: ESA)  
L'Esa punta sui satelliti per telecomunicazioni a propulsione elettrica (fonte: ESA)
 
E' previsto per la fine del 2018 il lancio del primo satellite europeo per telecomunicazione a propulsione elettrica solare. La nuova tecnologia porterà ad un risparmio di peso al lancio di oltre il 40%. L’accordo per il progetto Electra è stato firmato tra l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e la società lussemburghese Ses operante nel settore dei servizi satellitari.

Electra è il primo progetto dell’Esa, istituito nell'ambito del programma Artes-33, che supporta le innovazioni orientate al mercato da parte dell'industria. L’accordo serve a definire, sviluppare e validare nello spazio un sistema di propulsione elettrica per satelliti geostazionari per telecomunicazioni con una massa di circa 3 tonnellate.

L’uso della propulsione elettrica permette ai satelliti di avere carichi due volte più grandi e utilizzare vettori di lancio più piccoli. Nell’accordo Electra al fianco di Ses c’è anche la società tedesca costruttrice di satelliti Ohb Systems che mira ad estendere le proprie commesse per piattaforme satellitari per telecomunicazioni inserendo la versione elettrica.

Per il direttore generale dell'Esa, Jean Jacques Dordain, “Electra rappresenta tre accordi in uno'': tra Ses e Ohb per sviluppare la migliore soluzione che Ses adotterà anche per altri satelliti, tra Ses e Esa per offrire la migliore validazione in orbita di una nuova tecnologia e tra Esa e l’Agenzia Spaziale Tedesca Dlr per capitalizzare gli investimenti precedenti. ''Questi tre accordi - ha aggiunge - sono il modo migliore per ottimizzare l'utilizzo dei fondi pubblici e privati per aumentare la competitività del settore spaziale europeo''.


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I satelliti a guardia dei meteoriti

Il meteorite di Chelyabinsk studiato dai satelliti meteorologici (fonte: Alex Alishevskikh per la foto del satellite; Steven D. Miller, Colorado State University, per l'immagine satellitare)    .  
Il meteorite di Chelyabinsk studiato dai satelliti meteorologici (fonte: Alex Alishevskikh per la foto del satellite; Steven D. Miller, Colorado State University, per l'immagine satellitare) .
 
I satelliti per le previsioni meteo possono diventare sentinelle utili per sorvegliare i meteoriti: lo testimoniano i dati raccolti nel febbraio scorso, durante l’esplosione del meteorite di Chelyabinsk. Lo studio, realizzato da un gruppo di ricercatori dell'Università del Colorado e pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), dimostra che questo metodo può aiutare a scoprire maggiori dettagli sull'origine di questi corpi celesti e monitorare anche le aree scarsamente abitate.

L'impatto di asteroidi di medie e grandi dimensioni, superiori a una decina di metri, è un fenomeno piuttosto raro che può avere conseguenze molto gravi ma del quale sappiamo molto poco. La scarsità di informazioni è dovuta non solo alla rarità di questi eventi, ma al fatto che gli impatti possono avvenire in zone remote del pianeta e sfuggire all'occhio umano. L'esplosione del meteorite di Chelybinsk, avvenuta sui cieli della Russia pochi mesi fa, ha però ora permesso di mettere a punto un 'nuovo' tipo di sentinelle in grado di analizzare le tracce di eventuali impatti anche in aree desertiche.

I ricercatori statunitensi hanno infatti testato gli strumenti a bordo delle decine di satelliti in orbita per lo studio del pianeta, come quelli meteorologici, e verificare come possano fornire preziose informazioni. Grazie a queste sentinelle spaziali si potrà evitare di 'perdere' l'impatto di meteoriti come avvenne ad esempio a Tunkguska nel 1908, quando un corpo celeste provocò un'enorme esplosione in una vasta regione della Siberia.

Dell'impatto, che se fosse avvenuto in aree urbane avrebbe avuto conseguenze catastrofiche, si ebbero solo pochissime testimonianze e comunque da persone distanti centinaia di chilometri dal sito.

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Cygnus lascia la Stazione Spaziale

La capsula Cygnus è stata agganciata alla Stazione Spaziale con una manovra condotta da Luca Parmitano (fonte: NASA TV)  
La capsula Cygnus è stata agganciata alla Stazione Spaziale con una manovra condotta da Luca Parmitano (fonte: NASA TV)

La navetta automatica Cygnus ha concluso la sua missione sulla Stazione Spaziale Internazionale. L'astronauta italiano Luca Parmitano ha distaccato dalla Stazione la capsula tenendola con il braccio robotico poi, a distanza di sicurezza l'ha lasciata andare.

Cygnus rientrerà nell'atmosfera terrestre disintegrandosi domani, mercoledì 23 ottobre, alle 20.18 ora italiana. La capsula è stata costruita in Italia dalla Thales Alenia Space.

La navetta da trasporto Cygnus è stata sganciata dalla Stazione Spaziale Internazionale Iss, alla quale era agganciata dallo scorso 29 settembre. L'astronauta italiano Luca Parmitano, con accanto l'americana Karen Nyberg, hanno operato sul braccio meccanico che ha dapprima distaccato la capsula dal modulo Harmony per poi, una volta a distanza di sicurezza, alle 13.32 ora italiana l'hanno definitivamente rilasciata. La capsula è stata sganciata quando il complesso orbitale viaggiava sopra l'Oceano Pacifico poco ad est dell'Argentina.

Il rientro è previsto per domani alle 20.18 ora italiana quando la capsula, entrando in contatto con gli starti più densi dell'atmosfera terrestre, brucerà senza creare problemi per gli abitanti della Terra. Cygnus, di proprietà della società privata americana Orbital Science Corporation, era stata lanciata dalla base Nasa di Wallops Island in Virginia lo scorso 18 settembre.

L'aggancio previsto tre giorni dopo era stato rinviato per un malfunzionamento ai sistemi di avvicinamento alla Stazione causato da alcuni dati errati inviati dai satelliti per la navigazione Gps. La capsula costruita negli stabilimenti torinesi della Thales Alenia Space aveva a bordo circa 700 chili di cibo, materiale informatico, pezzi di ricambio ed esperimenti ideati da alcuni studenti. La navetta una volta svuotata dagli astronauti è stata riempita con circa una tonnellata di rifiuti e materiale oramai inutile sulla Stazione. Il prossimo lancio di una capsula Cygnus, trasportata da un vettore Antares, è previsto per il prossimo 15 dicembre.


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