sábado, 31 de maio de 2014

Pronta la classifica dei buchi neri


Realizzata la 'classifica' dei buchi neri: è basata sull'efficienza con cui questi oggetti convertono il materiale che stanno per 'ingoiare' in getti di energia. Il nuovo metodo per classificare i buchi neri è pubblicato sulla rivista tedesca Astronomische Nachrichten ed è stato messo a punto in Italia, a Benevento, dal fisico Antonio Feoli, dell'università del Sannio.

Finora il nuovo sistema di classificazione di questi oggetti misteriosi è stato testato su 57 galassie osservate dal telescopio spaziale Spitzer della Nasa, ognuna delle quali ospita un buco nero gigante, dalla massa milioni di volte maggiori rispetto a quella del Sole. ''È uno dei primi tentativi di classificare i buchi neri in base all'efficacia con cui convertono in radiazione la materia che ruota intorno ad essi'', spiega Feoli.

Partendo dalle leggi di conservazione della fisica classica, il metodo permette di comprendere le dinamiche con cui i buchi neri trasformano in getti di energia e luce la materia in rotazione intorno ad essi, e non quella già caduta al loro interno. ''Nel 2011 - prosegue Feoli - con il fisico Luigi Mancini abbiamo ricavato una formula che fornisce l'efficienza di conversione e, in quest'ultima pubblicazione, è stata applicata a 57 buchi neri suddividendoli in tre fasce: di 'efficienza' maggiore del 10%; di efficienza compresa fra l'1% e il 10% e e di efficienza fra l'1 per mille e l'1%''. L'equazione indica inoltre che, più vasta è la zona del 'rigonfiamento' che si trova al centro della galassia (bulge), più il buco nero è efficiente, ossia emette più radiazione. Viceversa, più grande è la massa del buco nero centrale e minore sarà la quantità di radiazione emessa.

Un'altra ricerca condotta da Feoli e pubblicata sull'Astrophysical Journal ha fornito recentemente anche una possibile spiegazione teorica della legge che il fisico ha sviluppato con Davide Mele nel 2005, che mette in relazione massa del buco nero ed energia cinetica della galassia che lo ospita. ''Lo scenario risultante - osserva - è quello di un gas che prima occupava l'intera galassia e alla fine si contrae, senza scambiare calore con l'esterno, fino ad occupare solo la regione immediatamente vicina al buco nero''.


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quinta-feira, 29 de maio de 2014

Scoperto un full-metal jacket cosmico


Scoperto un 'full metal jacket' cosmico: come i proiettili protetti da una camicia metallica, una nube di idrogeno sfreccia nell'universo protetta da un guscio di materia oscura, ossia la materia misteriosa che costituisce il 25% del cosmo. Grazie a questa protezione la nube, che è probabilmente l'embrione di una futura galassia, è sopravvissuta ad un violento impatto con la Via Lattea.

È un'immagine quasi fantascientifica, quella che hanno analizzato i ricercatori del Green Bank Telescope (Gbt) coordinati da Matthew Nichols, dell'Osservatorio svizzero di Sauverny, e pubblicato sulla rivista Monthly Notices della Royal Astronomical Society.
Senza il suo guscio protettivo la nube ad alta velocità (Hvc), chiamata nube di Smith, si sarebbe probabilmente disintegrata nell'impatto con la nostra galassia. Secondo i ricercatori la nube, che ha attraversato la Via Lattea milioni di anni fa. 

A viaggiare così protetta attraverso l'universo è una galassia nana dalla quale potrebbe nascere una vera e propria galassia. "La nube di Smith è davvero unica nel suo genere: è veloce, dalla forma allungata e abbastanza vicina per essere studiata in dettaglio", ha detto Nichols. "È misteriosa - ha aggiunto - perché non dovrebbe sopravvivere ad un viaggio attraverso la Via Lattea, ma tutte le informazioni ci dicono che l'ha fatto".

Gli unici strumenti che al momento permettono di osservare questi oggetti sono i radiotelescopi estremamente sensibili come quello di Green Bank, in grado di rilevare anche una debole emissione di idrogeno. Se fosse visibile ad occhio nudo, la nube di Smith sarebbe grande quasi quanto la costellazione di Orione.



Attualmente, la nube si trova a circa 8.000 anni luce dalla Via Lattea, si sta muovendo alla velocità di oltre 150 chilometri al secondo ed entro i prossimi 30 milioni di anni potrebbe tornare a scontrarsi con la Via Lattea.


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A gennaio 2016 parte ExoMars, missione europea su Marte


E' il 7 gennaio 2016 la prima data utile per il lancio di ExoMars, la missione che porterà l'Europa su Marte e nella quale l'Italia gioca un ruolo di primo piano con l'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e con la sua industria. 

''La finestra di lancio prevista va dal 7 al 26 gennaio 2016'', ha detto a Torino Walter Cugno, direttore del programma ExoMars per la Thales Alenia Space, azienda primo contraente dell'intero programma ExoMars dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), che prevede una prima fase nel 2016, con il lancio di un modulo orbitante e un modulo di discesa, e una seconda fase nel 2018, condotta dall'Esa con la partecipazione della Russia, che prevede un modulo di discesa e un rover destinato ad esplorare la superficie marziana. 

Negli stabilimenti di Torino è in costruzione il modulo di discesa della missione 2016: un dimostratore tecnologico chiamato Edm (Entry Descent and Landing Demonstrator Module'': adesso il suo 'cuore' si trova in una camera 'super-pulita', l'unica del genere attualmente in funzione in Europa, dove il rischio che batteri terrestri possano contaminare Marte viene ridotto al massimo. ''Questo dimostratore - ha spiegato Cugno - permetterà di valutare la capacità dell'Europa di far atterrare un veicolo su Marte''.


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sábado, 24 de maio de 2014

Chuva de meteoros decepciona na América do Norte

O fenômeno tinha sido descrito como 'potencialmente espetacular'.
Nasa transmitiu imagens ao vivo do céu na madrugada deste sábado.



Meteoro é visto no norte de Costaic Lake, na Califórnia, na madrugada deste sábado; chuva de meteoros decepcionou (Foto: Reuters/Gene Blevins)
Astrônomos profissionais e amadores da América do Norte não esconderam sua decepção neste sábado (24), depois que uma chuva de meteoros anunciada como "potencialmente espetacular" pelo Observatório Natal dos Estados Unidos acabou se mostrando quase imperceptível.
Acreditava-se que a chuva de meteoros, chamada de "Camelopardálidas", seria visível do Canadá e Estados Unidos a partir das 22h30 locais desta sexta-feira (23), mas apenas alguns pontos brilhosos ocasionais iluminaram o céu. Nem a câmera da Nasa, que estava transmitindo imagens do céu ao vivo pelo site da agência, conseguiu captar mais do que passagens escassas de meteoros.
Esse show de estrelas cadentes estava previsto para acontecer quando a Terra cruzasse, pela primeira vez, com um enxame de dejetos procedente do cometa 209P/LINEAR, descoberto em fevereiro de 2004.
Os astrônomos haviam alertado que não sabiam exatamente o que esperar, já que nunca haviam observado um fenômeno semelhante. "As chuvas de meteoro são como o clima. São difíceis de prever", disse Paul Wiegert, professor associado à Universidade de Western Ontario, no Canadá.
Os meteoros são restos de corpos celestes que se queimam ao entrar na atmosfera, produzindo uma luz, fenômeno popularmente conhecido como estrelas cadentes.
Fotógrafo aponta suas câmeras para o céu, esperando capturar imagens de meteoros prevista para a madrugada deste sábado no norte de Castaic Lake, na Califórnia (Foto: Reuters/Gene Blevins)
g1.globo.com

In arrivo stelle cadenti spettacolari

In arrivo il 24 maggio una spettacolare pioggia di stelle cadenti
I più fortunati potranno vedere le prime già nella notte del 23 maggio, nuvole permettendo, ma la pioggia di stelle cadenti davvero spettacolare e attesa da mesi arriverà nelle prime ore del mattino del 24 maggio, fra le 8,00 e le 10,00 italiane: troppo tardi per riuscire a vederle a occhio nudo in Italia, ma si potranno comunque osservare online sul canale ANSA Scienza e Tecnica a partire dalle 7,30, grazie alla diretta in streaming organizzata dal Virtual Telescope, dove arriveranno le immagini più belle riprese da Canada, Stati Uniti, Panama e Costa Rica.

''Contiamo di assistere a uno spettacolo davvero unico'', dice l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope e curatore scientifico del Planetario di Roma. Contrariamente alle stelle cadenti che tornano puntualmente ogni anno, come quelle di agosto, lo sciame in arrivo non ha precedenti: ''stando ai calcoli - prosegue Masi - il 24 maggio dovremmo intercettare la scia di particelle lasciata un secolo fa dalla cometa 209P Linear''. Le stelle cadenti in arrivo si chiamano Camelopardalidi, dal nome della costellazione del loro radiante, quella della Giraffa (Camelopardalis) e si stima che durante il picco possano raggiungere una frequenza fino a 600-1.000 ogni ora.

Il passaggio della cometa risale al periodo compreso tra fine '800 e i primi del '900, ma soltanto adesso la Terra incrocia la nume di polveri lasciata da quel passaggio. ''Soltanto domani sapremo se la previsione dello sciame di meteore era giusta, ma a suggerire l'ottimismo - osserva Masi - sono i tanti calcoli fatti da più persone in tutto il mondo.

E' anche possibile che allo spettacolo delle stelle cadenti ne segua un altro, con una pioggia di 'lampi' sulla Luna. Gli astrofili sono già mobilitati. ''Essendo la Luna, al contrario della Terra, priva di atmosfera - scrive l'Unione Astrofili Italiani (Uai) - le meteore potrebbero arriveranno sul suolo lunare come meteoriti, dando così origine a impatti e conseguenti eventuali bagliori (flash) luminosi, quindi a fenomeni lunari transitori (c.d. TLP) visibili dagli osservatori posti sulla Terra e muniti di strumenti ottici, anche piccoli''.



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sexta-feira, 23 de maio de 2014

Estudo diz que meteorito da Rússia se originou de choque de asteroides

Da Reuters
Jornalistas observam pedaço de meteorito exposto em um museu de Chelyabinsk, na Rússia. Segundo as autoridades, a rocha retirada do fundo do Lago Chebarkul é o maior parte do meteorito que causou estragos e deixou cerca de mil feridos em fevereiro. (Foto: Andrey Tkachenko/Reuters)Jornalistas observam pedaço de meteorito exposto em um museu de Cheliabinsk, na Rússia. (Foto: Andrey Tkachenko/Reuters)
Um meteorito que caiu no ano passado sobre Cheliabinsk, na Rússia, deixando mais de mil pessoas feridas por estilhaços de vidro e destroços, se separou de um asteroide que colidiu com outro asteroide nos espaço, mostra uma nova pesquisa científica.
“Este impacto pode tê-lo separado do seu corpo principal e o enviado à Terra”, escreveu o pesquisador-chefe Shin Ozawa, da Universidade de Tohoku, no Japão, em um estudo publicado nesta semana no periódico "Scientific Reports".
Análises de um mineral chamado jadeíta, que estava impregnado em fragmentos recuperados depois da explosão, mostram que o asteroide do qual o meteorito se separou atingiu outro ainda maior a uma velocidade relativa de 4.800 quilômetros por hora.
A descoberta deve esclarecer aos cientistas como um asteroide pode acabar em uma colisão com a Terra. Os cientistas suspeitam que a colisão aconteceu cerca de 290 milhões de anos atrás.
A maior parte do asteroide de 20 metros de largura que brilhou sobre Cheliabinsk, no sudoeste da Sibéria, em 15 de fevereiro de 2013, foi incinerada e virou uma grande bola de fogo, resultado do aquecimento da fricção ao atingir a atmosfera voando a 67,6 mil km/h. Mas muitos fragmentos sobreviveram.
O asteroide viajava quase 60 vezes a velocidade do som e explodiu a cerca de 30 km do solo com uma força quase 30 vezes maior que a da bomba atômica lançada pelos Estados Unidos em Hiroshima, no Japão, em 1945, no fim da Segunda Guerra Mundial.
A explosão sobre Cheliabinsk causou ondas de choque que destruíram edifícios e deixou janelas quebradas. Mais de mil pessoas foram feridas por estilhaços.
Os cientistas ainda estão analisando fragmentos do asteroide para calcular a sua trajetória exata em direção à Terra. Em um e-mail à Reuters, Ozawa descreveu o meteorito de Cheliabinsk como "um exemplo único".
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Trilha de um meteorito é visto em Chelyabinsk, na Rússia, nesta sexta (15). O meteorito se desintegrou numa enorme onda de choque explosão, que quebrou vidros e deixou quase mil feridos, segundo as autoridades (Foto: AP/Chelyabinsk.ru)Trilha de um meteoro é vista em Cheliabinsk, na Rússia, nesta sexta (15). O meteorito se desintegrou numa enorme onda de choque explosão, que quebrou vidros e deixou quase mil feridos, segundo as autoridades (Foto: AP/Chelyabinsk.ru)

quinta-feira, 22 de maio de 2014

Chuva de meteoros poderá ser vista na América do Norte no sábado

Fenômeno deve ser intenso, de acordo com especialistas.
Dejetos são procedentes do cometa 209P/LINEAR.

Da France Presse
Área em amarelo é onde chuva de meteoros poderá ser vista na América do Norte (Foto: Nasa)Área em amarelo é onde chuva de meteoros poderá
ser vista na América do Norte (Foto: Nasa)
Uma chuva de meteoros com intensidade excepcional, só visível nos Estados Unidos e Canadá, pode ocorrer na madrugada desta sexta-feira (23) para sábado (24).
Este show de estrelas cadentes pode acontecer quando a Terra cruzar, pela primeira vez, um enxame de dejetos procedente do cometa 209P/LINEAR, descoberto em fevereiro de 2004 e que leva cinco anos para completar uma órbita ao redor do sol.
"Por enquanto ninguém sabe exatamente o que vai acontecer, porque será a primeira vez que a Terra atravessará esta nuvem de material procedente deste cometa", explica Bill Cooke, diretor do escritório da agência espacial americana (Nasa), encarregado de estudar os meteoros.
"Na verdade é a gravidade de Júpiter que atraiu esta massa de dejetos na órbita da Terra e, portanto, será a primeira vez que a humanidade poderá ver fragmentos deste cometa se queimarem na atmosfera", acrescentou.
Mas, o astrônomo esclarece, "não sabemos se será um grande espetáculo porque atualmente não se desprendem muitos dejetos do cometa e não temos como saber o que produzia há duzentos ou trezentos anos".
Na melhor das hipóteses, esta chuva de estrelas cadentes pode ser tão espetacular quanto a que ocorre a cada ano no começo de agosto, durante a passagem das Perseidas, na qual é possível ver mais de uma centena de meteoros por hora. As Perseidas são causadas pela passagem do cometa Swift-Tuttle perto do sol.200 meteoros por hora 

"Se o cometa deixa muitos fragmentos, teremos um lindo espetáculo, com 200 meteoros por hora. Se, ao contrário, houver pouco material, não acontecerá praticamente nada", disse o cientista, detalhando que o melhor momento de observação será no sábado, 24 de maio, entre (3h e 5h de Brasília), ou seja, entre as 2h e 4h na costa leste americana.

O enxame de meteoros na madrugada de sexta para sábado acompanhará o sentido de rotação da Terra, fazendo com que sua velocidade de entrada na atmosfera seja menor do que a maioria das chuvas anuais de estrelas cadentes, esclarecem os astrônomos.
Esta chuva de estrelas cadentes tem o nome de 'Camelopardalidas', do nome em latim da constelação da girafa, 'Camelopardalis', situada perto do polo celeste norte, entre Cassiopeia e Ursa Maior.
O cometa 209P/LINEAR é pouco brilhante e pequeno, com diâmetro próximo dos 600 metros, enquanto muitos destes corpos celestes medem dezenas de quilômetros de diâmetro. Em 29 de maio, o cometa estará no ponto mais próximo da Terra, a 8,3 milhões de quilômetros.

Fotografato uno spettacolare ammasso stellare

L'ammasso stellare Ngc 3590 (fonte: ESO)L'ammasso stellare Ngc 3590 (fonte: ESO)
Non è solo un magnifico e affascinante paesaggio spaziale, fatto di macchie scure di polvere e nubi rilucenti di gas dai mille colori: è anche un ammasso di stelle che fornirà agli astronomi indizi su come le stelle si sono formate ed evolute. Si tratta di NGC 3590, la cui immagine è stata ottenuta dal telescopio Mpg/Eso, da 2,2 metri, dello European Southern Observatory (Eso) di La Silla in Cile. 

NGC 3590 è un piccolo ammasso stellare aperto, che si trova a circa 7.500 anni luce dalla Terra, nella costellazione della Carena. È un raggruppamento di qualche decina di stelle, debolmente tenute insieme dalla gravità, e nato circa 35 milioni di anni fa. Grazie al suo studio, e a quello di altri ammassi stellari vicini, gli astronomi sono adesso in grado di analizzare le proprietà di uno dei bracci della nostra galassia, la Via Lattea. 

La Via Lattea ha numerosi bracci a spirale, fasci di stelle e gas che si dipartono dal centro galattico e che prendono il nome dalle costellazioni in cui sono più evidenti. NGC 3590 si trova nel più grande segmento singolo di braccio a spirale visibile dalla nostra posizione nella galassia, quello della Carena, che dalla Terra è visibile come un piccolo lembo di cielo densamente popolato di stelle, nel braccio minore della Carena-Sagittario. 

Osservando giovani stelle, come quelle che si trovano in NGC 3590, è possibile determinare la distanza delle diverse zone del braccio, comprendendone meglio la struttura. Le stelle in un ammasso come NGC 3590 nascono più o meno nello stesso momento dalla stessa nube di gas, rendendo questi ammassi un perfetto laboratorio di prova per le teorie di formazione ed evoluzione stellare. L'immagine ottenuta con il Wfi (Wide Field Imager) sul telescopio dell'MPG/ESO mostra l'ammasso e le nubi di gas che lo circondando, risplendenti di tinte aranciate e rossastre a causa della radiazione emessa dalle stelle calde nelle vicinanze.



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segunda-feira, 19 de maio de 2014

Telescópio Hubble flagra efeitos da interação entre duas galáxias

Galáxias tiveram seu formato alterado por interação.
NGC 4485 e NGC 4490 já estão se distanciando uma da outra.

Do G1, em São Paulo
Galáxias Nasa (Foto: Nasa/AFP)Imagem mostra a galáxia NGC 4485, deformada pela interação com a galáxia NGC 4490; esta última não aparece no enquadramento, mas fica no canto direito inferior à imagem (Foto: Nasa/AFP)
O telescópio espacial Hubble flagrou os efeitos da interação entre duas galáxias da constelação Canes Venatici (ou Cães de Caça). A imagem, divulgada pela Nasa, ressalta o formato irregular da galáxia NGC 4485, que no passado já apresentou formato espiral.
De acordo com a Nasa, a interação entre o par de galáxias, que recebeu o nome de Arp 269, é um fenômeno interessante de ser observado para a melhor compreensão das colisões galácticas.A deformação se deu porque parte da galáxia tem sido arrastada em direção a uma segunda galáxia, chamada NGC 4490.
Segundo a agência espacial americana, as duas galáxias já chegaram à menor distância possível uma da outra e agora estão se separando. As estrelas brilhantes no canto inferior direito da imagem e os aglomerados de cor laranja são tudo o que conecta o par de galáxias atualmente.
Muitas dessas estrelas só existem graças ao "romance passageiro" entre as duas galáxias, de acordo com a agência espacial. Isso porque, quando galáxias interagem, hidrogênio é compartilhado entre elas, levando a intensas explosões de formação de estrelas.

In mostra in Italia i meteoriti più famosi nel mondo

Si apre 'Meteoritica', la mostra sui meteoriti più famosi del mondo (fonte: Museo di Scienze Plnetarie, Prato)
Un frammento del celebre metorite caduto nel 2013 a Chelyabinsk, il suggestivo meteorite Allende che ha mobilitato gli esperti a caccia dell'origine della vita e ancora il Canyon Diablo, responsabile della formazione del Meteor Crater in Arizona: sono fra i meteoriti più famosi del mondo, esposti a Prato fino al 2 giugno nella mostra ''Meteoritica''. Sono in tutto una sessantina esemplari, raccolti per la prima volta tutti insieme grazie a Museo di Scienze Planetarie della Provincia di Prato, Museo di Mineralogia dell’Università La Sapienza e Museo Civico di Storia Naturale di Milano..

"E' la prima volta che i campioni piu' importanti delle tre maggiori collezioni italiane vengono riuniti per una mostra", spiega Marco Morelli, direttore del Museo di Scienze Planetarie di Prato, che è capofila del progetto. Alla realizzazione della mostra hanno partecipato anche i ragazzi di alcune scuole di Prato, Roma e Milano, diventati per l'occasione divulgatori scientifici.

E' esposto anche un frammento del meteorite caduto nel 1883 in Italia, ad Alfianello (Brescia), accompagnato da una spaventosa detonazione che fece tremare i vetri delle case nel raggio di due chilometri. E' caduto in Italia anche il meteorite di Barbianello (Pavia), trovato probabilmente durante l'aratira di un campo e riconosciuto come tale solo quando una bambina, nel 1961, lo portò a scuola. Fu uno dei suoi insegnanti a dimostrare che si trattava di un meteorite.
Uno dei frammenti più antichi in mostra appartiene al meteorite Ensisheim, caduta nel 1492 in Alaska. Il meteorite dell'Aigle suggerisce ancora il ricordo della sua spettacolare caduta, avvenuta nel 1803 e accompagnata da una pioggia di più di tremila frammenti. E ancora, il meteorite marziano di Chassigny racconta la composizione dell'atmosfera del pianeta rosso



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sexta-feira, 16 de maio de 2014

Il pianeta gigante 'visto direttamente'

Rappresentazione artistica del pianeta GU Psc b e della sua stella GU Psc (fonte: Lucas Granito, Gemini South Observatory)
Uno dei rarissimi pianeti esterni al Sistema Solare scoperti per 'osservazione diretta' ruota lontanissimo dalla sua stella, 2.000 volte maggiore a quella che separa la Terra dal Sole.Si chiama GU Psc b, è un gigante gassoso distante 155 anni luce dal nostro Sistema solare ed è stato individuato grazie ad un di ricerca internazionale coordinato dall'università canadese di Montreal, che ha utlizzato le osservazioni compiute da Gemini Observatory in Cile, Osservatorio Mont-Mégantic, Telescopio Canada-Francia-Hawaii Telescope (CFHT) e W.M. Keck Observatory. La scoperta è in via di pubblicazione sull'Astrophysical Journal e il nuovo pianeta può essere dunque aggiunto alla breve lista di esopianeti scoperti tramite immagine diretta. 

Il pianeta ruota intorno a Gu Psc, una stella tre volte meno massiccia del nostro Sole che si trova nella costellazione dei Pesci. La distanza che lo separa dalla sua stella è da record tra i pianeti esterni al Sistema solare e tale che il pianeta impiega circa 80.000 anni terrestri a compiere un'orbita completa intorno alla sua stella. 

I ricercatori stavano cercando attorno a GU Psc perchè la stella era stata identificata come membro del giovane gruppo di stelle AB Doradus. Le stelle giovani (vecchie 'solo' 100 milioni di anni) sono i primi bersagli della ricerca planetaria attraverso le immagini, perchè i pianeti intorno ad esse si stanno ancora raffreddando e perciò sono più luminosi. 

Ma ciò non significa che esistano molti pianeti simili a GU Psc. ''Abbiamo osservato oltre 90 stelle - aggiunge Etiene Artigau, co-autore dello studio - ma abbiamo trovato un solo pianeta. Un vera stranezza astronomica''. Gli astronomi sono stati anche in grado di calcolare le caratteristiche del nuovo pianeta: ha una temperatura di circa 800 gradi e una massa maggiore da 9 a13 volte rispetto aquella di Giove.


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Robô Curiosity perfura solo de Marte para colher amostras de rocha

Câmera do Curiosity fez essa imagem noturna de um buraco perfurado pelo robô e, dentro do buraco, vários pequenos cortes feitos com laser; o local foi iluminado pelas luzes da câmera (Foto: NASA/JPL-Caltech/MSSS)
Do G1 em São Paulo - O jipe-robô Curiosity coletou amostras de rocha em pó do solo de Marte na semana passada, de acordo com a Nasa. A agência espacial americana afirmou que as porções foram retiradas a partir de uma perfuração em uma rocha sedimentar feita pelo próprio robô e que já foram encaminhadas para serem analisadas por instrumentos laboratoriais dentro do próprio Curiosity.
A rocha perfurada, chamada "Windjana", é uma placa de rocha sedimentar que fica em uma região marciana chamada "The Kimberley". Além de perfurar a rocha, o veículo da Nasa também fez cortes em alguns pontos do buraco com um laser disparado a partir do alto de um mastro fixado ao robô.
A perfuração e os cortes feitos com laser foram examinados pela câmera e pelo espectrômetro fixados no braço robótico do veículo.
O Curiosity - que pousou em Marte em agosto de 2012 para buscar informações sobre o planeta vermelho - levará consigo amostras coletadas para que outras análises possam ser feitas durante as pausas do jipe.
Esta é a terceira vez que o robô faz perfurações no solo marciano. As coletas anteriores de materiais rochosos permitiram concluir que o planeta já abrigou, no passado, condições favoráveis à vida microbiana.
Imagem também feita pelo Curiosity mostra região da rocha Windjana, onde o robô perfurou um buraco para coleta de amostras de rocha (Foto: NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Mancha vermelha de Júpiter está encolhendo, mostra Hubble

Imagens de Júpiter tiradas pelo telescópio Hubble mostram como diminuiu o tamanho da 'Grande Mancha Vermelha' do planeta (Foto: NASA/ESA/Divulgação)


Da Reuters - A marca registrada de Júpiter – uma mancha vermelha maior que a Terra – está encolhendo, mostraram imagens do Telescópio Espacial Hubble divulgadas nesta quinta-feira (15).
A chamada “Grande Mancha Vermelha” é uma violenta tempestade que, no final dos anos 1880, teve seu tamanho estimado em cerca de 40 mil quilômetros de diâmetro, grande o suficiente para acomodar três Terras lado a lado.
A tempestade, a maior do Sistema Solar, tem a aparência de uma profunda esfera vermelha cercada por camadas de amarelo pálido, laranja e branco. Os ventos em seu interior foram calculados em centenas de quilômetros por hora, disseram astrônomos da Nasa, a agência espacial norte-americana.
Quando a sonda espacial Voyager, da Nasa, a sobrevoou em 1979 e 1980, as manchas tinham diminuído para cerca de 22.500 quilômetros de diâmetro.
Agora, novas imagens tiradas pelo Hubble em órbita da Terra mostram que a mancha vermelha de Júpiter está menor do que nunca, medindo pouco menos de 16.100 quilômetros de diâmetro, além de parecer mais circular na forma.
Os cientistas não sabem ao certo por que a Grande Mancha Vermelha está encolhendo cerca de mil quilômetros por ano.
“É visível que redemoinhos minúsculos estão se juntando à tempestade... estes podem ser responsáveis pela mudança acelerada ao alterar a dinâmica interna (da tempestade)”, disse Amy Simon, astrônoma do Centro de Voo Espacial Goddard, da Nasa, em Greenbelt, Maryland, em um comunicado.
Simon e seus colegas planejam levar adiante estudos para desvendar o que está acontecendo na atmosfera de Júpiter que suga sua energia e causa o encolhimento.

quinta-feira, 15 de maio de 2014

I magneti cosmici hanno una stella 'amica'


I magneti più potenti dell'universo, le cosiddetta magnetar, non sono sole come si pensava ma hanno una stella 'amica', grazie alla quale sono nate. E' risolto così il mistero, che dura da 35 anni, sulla formazione delle magnetar, bizzarri resti super-densi delle esplosioni di supernova, i magneti più potenti dell'universo.

La scoperta, pubblicata sulla rivista Astronomy and Astrophysics, è stata possibile grazie al Vlt (Very Large Telescope) dell'Eso (European Southern Observatory), in Cile. Aver trovato per la prima volta la stella compagna di una magnetar aiuta a capire come si formino questi oggi e perchè non collassino in un buco nero, come sarebbe prevedibile. L'attenzione dei ricercatori, coordinati da Simon Clark della Open University, si è concentrata sull'ammasso stellare Westerlund 1, che si trova a circa 16.000 anni luce dalla Terra, nella costellazione australe dell'Ara, e contiene una delle circa venti magnetar note nella Via Lattea. Si chiama CXOU J164710.2-455216 e ha stupito profondamente gli astronomi.

''Nel nostro lavoro precedente abbiamo dimostrato che la magnetar dell'ammasso Westerlund 1 - spiega Clark - deve essere nata dalla morte esplosiva di una stella di massa pari a circa 40 volte quella del Sole. Ma stelle così massicce dovrebbero collassare in un buco nero dopo la propria morte, non in una stella di neutroni. Non capivamo come avesse potuto diventare una magnetar''. Per risolvere questo rompicapo gli astronomi hanno pensato che la magnetar si fosse formata attraverso l'interazione di due stelle molto massicce in orbita l'una intorno all'altra in un sistema doppio, così compatto che sarebbe contenuto dall'orbita della Terra intorno al Sole. 

Ma finora nessuna compagna era stata rilevata alla posizione della magnetar in Westerlund 1, perciò gli astronomi hanno usato il Vlt per cercarla in altre zone dell'ammasso. E cercando una stella in fuga, cioè oggetti che sfuggono dall'ammasso ad alta velocità, hanno trovato la stella Westerlund 1-5, che si comporta proprio così e sono riusciti a ricostruire la storia della vita della stella che ha permesso alla magnetar di formarsi, al posto del buco nero previsto.



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quarta-feira, 14 de maio de 2014

La Luna nasconde Saturno

Simulazione dell'occultazione di Saturno da parte della Luna (fonte: Gianluca Masi, The Virtual Telescope Project 2.0)Simulazione dell'occultazione di Saturno da parte della Luna (fonte: Gianluca Masi, The Virtual Telescope Project 2.0)
Il 14 maggio la Luna nasconderà Saturno e lo spettacolo è assicurato, visto che il pianeta degli anelli si trova nella posizione ideale per essere ammirato in tutta la sua bellezza. Peccato, però, che il fenomeno si potrà osservare soltanto dall'Australia e dalla Nuova Zelanda. In Italia sarà infatti pieno giorno, ma le immagini viaggeranno comunque su Internet, grazie alla diretta organizzata dal Virtual Telescope e trasmessa in streaming sul canale ANSA Scienza e Tecnica a parte dalle 12,15.

''Saturno e la Luna si troveranno sulla stessa linea di vista e di conseguenza la Luna gradualmente nasconderà Saturno'', spiega l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope e coordinatore scientifico del Planetario di Roma. ''Questa coincidenza di solito è piuttosto rara - prosegue - e si verifica a intervalli di alcuni anni. Dall'Italia, per esempio, è stato possibile osservare l'ultima occultazione di Saturno da parte della Luna nel maggio 2007''.
Quest'anno, però, costituisce un'eccezione in quanto l'orbita lunare e quella di Saturno si combinano in modo tale che le occultazioni sono ben 11, tre delle quali in Australia. ''Degli 11 fenomeni, però, quelli osservabili sono relativamente pochi - dice ancora Masi - in quanto nella maggior parte dei casi il fenomeno è visibile da luoghi deserti e difficili da raggiungere''. Per vedere la Luna che piano piano nasconde Saturno conviene approfittare quest'anno, prosegue, perchè nel 2015 non ci sarà nessuna occultazione.

Più che l'interesse scientifico, ad attirare l'attenzione di tanti è la bellezza dello spettacolo: ''la Luna gradualmente nasconderà Saturno a metà strada fra la brillante Spica, della Vergine, e Antares dello Scorpione: sarà uno scorcio di cielo molto bello'', osserva Masi. Infine, dalle immagini che gradualmente circoleranno sulla rete dai diversi punti di osservazione, sarà chiaro come la posizione della Luna e quella di Saturno varieranno a seconda della posizione degli osservatori''.


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terça-feira, 13 de maio de 2014

Nuovi 'occhiali' per cercare i sosia della Terra


Nuovi e potentissimi 'occhiali' trasformano il telescopio Gemini South, in Cile, in un cacciatore di pianeti esterni al Sistema Solare. Può compiere infatti osservazioni con un dettaglio decisamente superiore a quello che offrono altri telescopi dalla Terra. Lo dimostra la scoperta di un pianeta gigante simile a Giove, che orbita intorno alla stella Beta Pictoris, coordinata dall'università californiana di Stanfors e pubblicata sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas.

Questi nuovi 'occhiali' sono il Gemini Planet Imager (Gpi), lo strumento che aiuta ad osservare direttamente e a caratterizzare i pianeti esterni al Sistema Solare (esopianeti), con una sensibilità molto maggiore rispetto a quella delle immagini finora realizzate.

Subito dopo l'installazione del Gpi, avvenuta nello scorso novembre, il gruppo guidato da Bruce Macintosh, dell'università di Stanford, ha realizzato la prima immagine di Beta Pictoris B: un gigante simile a Giove, che orbita intorno alla stella Beta Pictoris. Il Gpi è stato in grado di rilevare il pianeta in un tempo di esposizione di soli 60 secondi, molto più rapidamente di quanto fatto con le precedenti esposizioni, e con un minimo tempo di post-lavorazione.



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