quarta-feira, 15 de outubro de 2014

Sonde pronte a 'dribblare' la cometa che sfiorerà Marte

Il 19 ottobre occasione unica per studiare nascita Sistema solare




Domenica 19 ottobre l'incontro ravvicinato tra Marte e la cometa Siding Spring (fonte: Nasa)

Le sonde spaziali in orbita intorno a Marte si stanno preparando a 'dribblare' la scia di detriti della cometa Siding Spring, che la sera del 19 ottobre sfiorerà il Pianeta Rosso ad appena 139.500 chilometri di distanza, meno della metà rispetto a quella che separa la Terra dalla Luna.

Venti minuti di paura
Saranno 20 i minuti che lasceranno col fiato sospeso i tecnici della Nasa e dell'Agenzia spaziale europea (Esa) per il pericolo di impatto con i detriti della scia della cometa. Le ultime stime parlano di un rischio più basso di quanto previsto in precedenza: un sospiro di sollievo che permetterà di godere appieno di questo appuntamento unico per raccogliere informazioni preziose sulle origini del nostro Sistema solare.

Agli albori del Sistema solare
L'incontro del 19 ottobre rappresenta infatti una 'prima' assoluta. Mai fino ad ora era stato possibile studiare così da vicino una cometa proveniente dalla nube di Oort, il luogo ai confini del Sistema Solare celebre per essere la ''culla'' delle comete: si tratta di un'enorme regione sferica ricca di corpi celesti ghiacciati che sembrerebbero essere proprio i resti della formazione del nostro sistema planetario. L'osservazione della Siding Spring consentirà di comprendere meglio quali sostanze chimiche erano presenti 4,6 miliardi di anni fa durante la nascita del Sistema solare. Ma non solo: il passaggio ravvicinato sarà un'occasione anche per studiare meglio l'atmosfera marziana attraverso le perturbazioni generate dalla cometa. Le informazioni saranno raccolte dalle sonde Mars Odissey, Mars Reconnaissance Orbiter (Mro) e dalla nuova missione Maven, arrivata in orbita a fine settembre.

Le coordinate dell'appuntamento
Il nucleo della cometa Siding Spring 'sfiorerà' Marte domenica sera intorno alle 20:27 (ora italiana) sfrecciando ad una velocità di 56 chilometri al secondo. Per le sonde in orbita, il periodo di massimo pericolo di impatto con i detriti della sua scia inizierà circa un'ora e mezza dopo e durerà 20 minuti. L'atmosfera marziana, per quanto sottile, dovrebbe invece proteggere i rover Opportunity e Curiosity, che faranno le loro osservazioni dal suolo marziano.

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La piramide di Cheope sulla cometa di Rosetta

Il masso che ricorda la piramide di Cheope fotografato da Rosetta sulla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (fonte: ESA/Rosetta/MPS for OSIRIS Team MPS/UPD/LAM/IAA/SSO/INTA/UPM/DASP/IDA)




Sulla cometa obiettivo della sonda europea Rosetta c'è un masso la cui forma ricorda la piramide di Cheope. Fa parte di un gruppo di grandi massi chiamati dai ricercatori come le piramidi di Giza e sono fra le strutture più sorprendenti e misteriose situate sulla superficie della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.

Largo 45 metri, il masso Cheope era stato visto già in agosto, nelle prime fasi di avvicinamento alla cometa, dalla fotocamera Osiris a bordo della sonda dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa). Ma nelle ultime settimane gli scatti più ravvicinati, da una distanza di 28,5 chilometri, hanno permesso di rivelarne i dettagli e di delinearne meglio la forma, soprattutto l'ombra a forma di piramide sulla superficie della cometa.

Le immagini ad altissima risoluzione mostrano che ''la superficie di Cheope sembra essere molto frastagliata e irregolare'', osserva la responsabile scientifica di Osiris, Holger Sierks, dell'Istituto tedesco Max Planck per la ricerca sul Sistema Solare. 

Particolarmente intriganti sono le piccole macchie brillanti sulla superficie del masso. ''Sembra quasi – spiega Sierks – che la polvere che copre la superficie della cometa si sia insinuata delle fessure del masso. Ma, naturalmente, è troppo presto per essere sicuri''.
A prescindere dalla loro distribuzione e dimensione, quasi tutte le proprietà dei massi visti sulla cometa sono ancora un mistero per i ricercatori. Non si sa ancora di che materiale siano fatti, quali siano le loro proprietà fisiche, come densità e stabilità, e come si siano formati.


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Osservato il cuore della Via Lattea

Al centro un gigantesco buco nero



La sorgente di onde radio Sagittarius A, al centro della Via Lattea (fonte: NRAO/AUI)


È stato osservato il cuore della Via Lattea: è una delle immagini più dettagliate del nucleo della nostra galassia dove si trova un gigantesco buco nero, grande quanto 4 milioni di masse solari. Scattata dal satellite russo RadioAstron, l'immagine è descritta sulla rivista The Astrophysical Journal Letters dal gruppo coordinato da Carl Gwinn, della università della California a Santa Barbara.

Sagittarius A
Il satellite ha fotografato la sorgente di onde radio chiamata Sagittarius A, al centro della Via Lattea che si pensa sia un gigantesco buco nero intorno al quale ruotano tutte le stelle e le strutture della galassia. Questo massiccio buco nero non emette radiazioni, ma è visibile dal disco di gas e materia che ruota intorno ad esso. 

Macchie misteriose
Ancora non è chiaro se quella che si vede nella foto sia materia che cade nel buco nero o materia che riesce a 'fuggire': gli astrofisici sono alla ricerca di una risposta. Si vedono anche piccole macchie, simili a grumi di gas, ma ancora non si sa da che cosa siano generate. Queste strutture sono state confermate anche da ulteriori osservazioni fatte con il Very Long Baseline Array, un interferometro americano composto da 10 antenne identiche, e con il Green Bank Telescope in West Virginia. Per trovare le risposte, rileva Gwinn, sarà cruciale ''osservare il centro della nostra galassia in lunghezze d'onda più corte, nelle quali pensiamo sia possibile vedere il buco nero in modo più ravvicinato''.

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